Didattica

LABORATORIO CINEMA E MUSICA
per bambini e ragazzi (età 6/14 anni)

 Da molti anni faccio musica per il cinema muto, cioè suono il pianoforte da solo o insieme a un gruppo che si chiama Musica nel buio durante la proiezione dei film.
Ho realizzato diversi lavori di questo tipo in forma di workshop all’interno di conservatori, università e scuole medie.
Si possono fare musiche per le immagini a partire da qualsiasi competenza, anche molto limitata, anche senza strumenti o strutture particolari.
Ci basta la voce e il corpo. Se ci sono strumenti musicali sono i benvenuti, ma possiamo farne a meno.

Tra i film muti più noti ci sono i comici, e tra questi io amo particolarmente quelli di Buster Keaton. I suoi film sono molto diversi da quelli di Chaplin. Infatti mentre i film di Chaplin fanno piangere per la commozione che provocano in noi (oltre che ridere, naturalmente) i film di Buster Keaton fanno anche un po’ paura (oltre che ridere, naturalmente).

Nei suoi film succedono cose che sembrano impossibili, ma succedono davvero. C’è lui che cade dalla finestra, lui che vola sopra le cascate di un fiume, che si nasconde nella pancia di una strana signora, che costruisce una casa che poi comincia a ruotare su se stessa quando arriva l’uragano, che viene impiccato ma la fune è elastica e lui comincia a dondolare, che da solo, alla guida di una locomotiva, si trova nel bel mezzo di una guerra e sconfigge da solo l’esercito nemico.
C’è uno psicanalista francese (di quelli che cercano di capire perché nella nostra testa ci sono quegli strani pensieri) che dice che non è vero che “tutto è possibile” ma che “l’impossibile succede”. Proprio come nei film di Buster Keaton.

Ci sono molti modi per far ridere (e per far paura) con la musica.
Possiamo provare a giocare un po’ con i suoni e scopriremo che non è così difficile.
Prima prendiamo un film, lo guardiamo e ne parliamo un po’ insieme.
Poi cominciamo a inventare delle musiche. Inventare dei modi di suonare.
Alla fine facciamo ripartire il film e noi suoniamo insieme.

 

ATTIVITA’ DI DIDATTICA MUSICALE
per bambini e ragazzi (e per adulti curiosi)

1. Premessa

 Che cos’è una scuola di musica?
Un posto dove si imparano a suonare gli strumenti, si impara la teoria e la storia  della musica, a leggere e a scrivere la musica.
Una scuola di musica è tutto questo.
Ma prima di essere questo dovrebbe essere qualcosa di altro e diverso.
Un luogo dove i bambini e i ragazzi si avvicinano alla musica, alla molteplicità e alla ricchezza delle musiche di oggi, un’occasione per imparare a condividere un’esperienza umana fatta di emozioni, veicolo indispensabile per l’attribuzione di senso alla realtà.
Oltre l’apprendimento di contenuti disciplinari codificati, la musica è un fare piuttosto che uno studiare.
Compito di una scuola così concepita è attivare un ciclo emozionale dell’apprendimento:
dal DESIDERIO (attesa, motivazione) all’INCONTRO capace di causare STUPORE. Segue l’ultima fase, il DISTACCO, centrata sulla riflessione e l’analisi.

La maggior parte dei bambini e ragazzi non ha mai ascoltato dal vivo (e spesso nemmeno su disco) un’orchestra sinfonica o un ensemble da camera, un gruppo jazz o di musica popolare. Quasi nessuno ha ascoltato un clarinetto o un violino suonare in concerto. Pochi un gruppo rock. L’esperienza della musica oggi è fondamentalmente passiva, basata sull’ascolto individuale (mp3 in cuffia, o davanti al monitor del pc).
Come portare l’esperienza della musica fuori da questo schema di fruizione individuale e passivo trasformando il piacere e lo sviluppo di mondi generati dall’immaginazione in un’attività capace di aprirsi all’esterno e generare un processo di crescita complessivo?

2. Lo studio dello strumento

 Lo studio di uno strumento dovrebbe essere il punto di arrivo di un percorso attraverso cui il bambino viene avvicinato ad un uso consapevole della musica, e non il punto di partenza di un processo di apprendimento teso alla conquista di una abilità o di un sapere. Il desiderio di suonare uno strumento (quale strumento?) dovrebbe nascere come necessaria conseguenza di un percorso di avvicinamento consapevole al piacere che la musica procura.
Non deve trasformarsi nell’ennesimo impegno assunto dal bambino nei confronti della famiglia e dall’ambiente sociale, ma avere come obiettivo primario la liberazione di energie positive, un’esperienza dunque che dovrebbe tenere lontane la frustrazione e l’inadeguatezza.
Sarà utile all’inizio attingere a paesaggi musicali familiari al bambino al fine di ottenere il piacere immediato. Solo in seguito l’esperienza dell’insolito aprirà gli orizzonti della meraviglia, della sorpresa, e quindi anche del contrasto e del conflitto.
Nel mondo occidentale lo studio della musica viene tradizionalmente affrontato a partire dall’alfabetizzazione: si imparano a leggere le note, si studia la teoria e il solfeggio, e sulla base delle conoscenze acquisite si comincia a suonare lo strumento. Quello che qui si propone invece è che l’apprendimento della musica segua lo stesso metodo previsto per l’apprendimento della lettura e della scrittura; ascolto, produzione per imitazione, lettura, scrittura. Così come si impara a leggere e a scrivere dopo l’acquisizione del linguaggio parlato, così deve avvenire in campo musicale. Prima si imparano i ritmi e i suoni per imitazione, permettendo al corpo di acquisirne la necessaria familiarità, e solo in seguito si passa alla simbolizzazione che porta alla decodifica della notazione musicale convenzionale.

3. Cosa fare prima e insieme a corsi in cui si insegnano a suonare gli strumenti?

Fare ascoltare ai ragazzi la musica, quanta più musica possibile.
Ogni musica racchiude una promessa per l’ascoltatore.
Parlare delle promesse che la musica ci fa (la musica porta fuori di sé, permette di accedere a mondi virtuali).
Imparare ad ascoltare; riconoscere i ritmi, il profilo di una melodia, la necessità o la sorpresa di una successione armonica, la profondità di un contrappunto, la materia di una texture, il timbro degli strumenti…
Ascolto creativo, come possibilità di ricreare dentro di sé i processi che danno luogo al farsi della musica.


SCUOLA ELEMENTARE DI COMPOSIZIONE

Elementare perché cerchiamo di riportare anche la più astratta complessità a dati elementari.
Possiamo scrivere un contrappunto poliritmico usando un foglio di quaderno a quadretti.
Possiamo immaginare un suono che sia il frutto di un gesto oltre che di un pensiero musicale.
Convinti che tutto quello che facciamo con la musica abbia un senso che si può riflettere, e che riflette, (nel)la nostra esperienza di esseri umani.
Quando immagino questa scuola la immagino al contrario di come è l’insegnamento tradizionale.
Non c’è una materia da imparare, c’è un mondo da scoprire.
Ognuno è responsabile dei propri atti.

Penso a Paul Klee che nell’ultimo anno della sua vita realizza una serie di disegni che titola una linea al giorno.
Piccoli fogli bianchi con una linea tracciata a matita.
Qualche volta sembra il profilo di un volto o di una montagna, a volte un filo d’erba spezzato.
Cominciamo con una melodia al giorno, e un ritmo al giorno. Impariamo a prendere appunti, impariamo a usare la carta e i processi visivi che la scrittura ci consente di impiegare, senza perdere la passione per l’ascolto.

L’ascolto: un punto di partenza per sviluppare consapevolezze e ragioni, ma anche per stare dentro l’emozione del suono. Perdere la riverenza e il timore che talvolta proviamo per la musica, impariamo ad amarla, a perderci dentro, ma anche a immaginarla.

Per tutti i livelli, una volta alla settimana per i piccoli, due volte al mese per i grandi.

Si danno i compiti.
Esempi di compito: scrivi/suona qualcosa che metta in relazione il suono e il senso (paura, estasi, gioco, riso, malinconia, gioia, sfinimento, attività…); ripetere, ripetere, e variare; dopo un po’ di esperienza proviamo a costruire usando forme più ampie, usiamo tecniche di composizione tradizionali ma anche più nuove, come il cut-up o la variazione continua; pensiamo a regole intese come giochi da inventare e vediamo se le regole che ci siamo dati sono più o meno utili…

Ascoltiamo, cerchiamo di capire e di rifare, inventiamo, suoniamo e scriviamo. Un po’ alla volta impariamo e i segreti e le strategie che sono all’origine della musica che amiamo.